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“Il presidente di Assosolare Giovanni Simoni in un suo recente intervento confronta il costo complessivo degli incentivi al fotovoltaico, pari nei prossimi anni a circa 112 miliardi di euro a valori attuali, con il risparmio derivante dal mancato consumo di combustibili fossili da parte degli impianti convenzionali, impianti a cui il fotovoltaico in questi ultimi anni si è sostituito nel produrre una fetta molto importante del fabbisogno nazionale (18,3 TWh nel 2012).

Ciò che il presidente Simoni non considera nel valutare i risparmi è che l’energia prodotta da fotovoltaico non viene remunerata solo attraverso gli incentivi: a questi proventi, infatti, si aggiungono quelli derivanti dalla vendita dell’energia elettrica ceduta alla rete e quindi acquistata da tutte le utenze elettriche. L’energia immessa in rete dagli impianti fotovoltaici viene valorizzata nella borsa elettrica allo stesso prezzo di equilibrio tra domanda ed offerta di cui godono gli impianti convenzionali. Il prezzo di equilibrio è, in questo periodo, mediamente pari a 70-80 €/MWh; questo prezzo, nel caso degli impianti a fonti convenzionali, comprende anche il costo del combustibile impiegato per produrre l’energia elettrica. Se il fotovoltaico raggiungerà nel 2020 i 30-36 GW di potenza installata, verranno prodotti 40-48 TWh di energia elettrica ogni anno, che, ipotizzando per semplicità un prezzo in borsa pari a quello attuale, avrebbe un valore di mercato pari a circa 3 miliardi di euro, piuttosto vicino ai 4,5 miliardi di euro di risparmi previsti per le mancate importazioni di combustibile al 2020.

Il risparmio conseguito sul lato delle importazioni di energia primaria non si riflette quindi direttamente in un risparmio nelle bollette dei cittadini e delle aziende ma al massimo in vantaggi per la bilancia commerciale. Inoltre, ai vantaggi per la bilancia commerciale derivanti dalla mancata importazione di combustibili andrebbero poi sottratti gli effetti del passivo dovuto all’import di componentistica per la costruzione di impianti fotovoltaici che l’Istat ha valutato il 2 miliardi di euro nel 2009 ed in 8,4 miliardi di euro nel solo 2010.

Inoltre, la valutazione operata dal Presidente Simoni dà per scontato che al 2020 si abbia di fatto il raddoppio della potenza installata da fotovoltaico, con i relativi vantaggi in termini di risparmi sul combustibile, a fronte di nessun costo per il sistema, né per ulteriori incentivazioni dirette o indirette, quale quella che deriverebbe dall’estensione della disciplina sullo scambio sul posto, né per la necessità di approvvigionare i servizi di rete necessari al funzionamento in sicurezza del sistema elettrico a causa del significativo incremento della generazione non programmabile.

Il costo degli incentivi al fotovoltaico ed il costo delle importazioni evitate di combustibili fossili non sembrano essere quindi direttamente confrontabili, per quanto riguarda le importazioni di gas dall’estero andrebbe poi considerata l’intera catena del valore e della ricchezza generata, in quanto il gas importato ed utilizzato nelle centrali termoelettriche dà benefici per lo Stato in quanto alle entrate fiscali, per l’occupazione che ne deriva, per il valore aggiunto creato con la produzione di energia. Stesso bilancio onnicomprensivo andrebbe fatto anche per il fotovoltaico in modo da poter valutare se la produzione di energia da fonte solare abbia prodotto o possa produrre benefici netti. Il settore termoelettrico vede però i propri ricavi erosi dal prorompente ingresso nel mercato di impianti fotovoltaici che pur avendo costi di generazione (lcoe) più elevati rispetto alle tecnologie convenzionali proprio grazie agli incentivi percepiti non devono combattere ad armi pari nel mercato elettrico”.

Editoriale a firma di Chicco Testa (Assoelettrica)